XXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (C)
- On 28 augusti, 2022
Letture: Sir 3,19-21.30-31, Sal 67, Eb 12,18-19.22-24, Lc 14,1.7-14.
Anche oggi il Signore ci invita alla mensa della sua Parola e del suo Corpo. A fare comunione con lui e con i fratelli. Gesù ci chiama amici e ci vuole vicino a sé, figli dell’unico Padre. E ci ricorda che la grandezza dell’uomo sta nell’umiltà e nel servizio e nel saper esprimere la gratuità dell’amore. Gesù da noi aspetta una risposta. Gliela darà la nostra vita se cercherà di imitare il Maestro nell’umiltà del cuore, nel dono generoso di sé ai fratelli.
Oggi per la nostra comunita vi è una ragione in più per fare festa, oggi il nostro giovane Carmelo Spinelli, chiamato Mimmo riceverà il sacramento della Confermazione. Ci stringiamo accanto a lui con amicizia e con la preghiera, che possa avere forza e coraggio di testimoniare la bellezza di essere un buon cristiano in parole ed in fatti.
In questa domenica, seguendo il brano tratto dal Vangelo secondo Luca, entriamo anche noi nella casa del Fariseo: Gesù è a pranzo da uno dei Capi. Di certo è molto ricco, per cui la casa è bella, ben arredata; il cibo è buono, il vasellame è prezioso, le tovaglie di tessuto pregiato, ci sono tanti invitati. La gente seduta a tavola osserva Gesù, e il Maestro di Nazareth osserva le persone che lo circondano.
È in questa situazione che Gesù racconta una parabola ed è interessante sottolineare quello che scrive l’evangelista Luca: ”Osservando poi come gli invitati sceglievano i primi posti, disse loro una parabola”. La parabola che Gesù racconta, nasce da quello che lui vede attorno a sé.
A volte, possiamo correre il rischio di pensare che Gesù abbia sempre con sé un libro con dentro tanti raccontini e, a seconda della situazione, tiri fuori quello più adatto: ma non è così!
Gesù vive normalmente e osserva quello che accade. Si sofferma sul cambiare delle stagioni, riflette sulle azioni delle persone, segue con attenzione i gesti di chi lavora nei campi oppure dei pescatori. Poi ci pensa su, con la sua squisita sensibilità e con il suo amore che è senza misura: è da questi pensieri che nascono le parabole. Gesù vive, osserva, riflette… e poi racconta.
In casa del Fariseo, il Maestro resta colpito dal modo in cui gli invitati scelgono dove sedersi: tutti vogliono i posti migliori, i posti vicino al padrone di casa. Ci sono due motivi per questa scelta: il primo è un motivo pratico, da golosi. Infatti i servi cominciano a offrire i vassoi con i cibi prima al padrone di casa e alle persone sedute vicino a lui, quindi se si occupano i primi posti al suo fianco, è possibile servirsi dei pezzi migliori della carne e del pesce, ci si può servire con più abbondanza dei contorni e dei dolci.
Ma c’è anche un altro motivo per scegliere i primi posti: significa essere considerati importanti e potenti.
Forse oggi ad un invito a pranzo non succede quello che l’evangelista descrive, ma anche ai nostri giorni facilmente la gente fa di tutto per avere i posti privilegiati al teatro, al cinema, alla partita, in aereo… Si desidera il posto in prima fila, il posto in tribuna vip, il posto sotto al palco per il concerto di una star.
Si paga di più per avere i primi posti, per essere notati e ammirati. E nella testa delle persone scatta il ragionamento: chi può permettersi i posti migliori è importante, chi è ricco può permettersi i posti migliori, quindi chi è ricco è importante!
Gesù invece ragiona diversamente e invita: ”Non metterti in mostra, non scegliere il primo posto, non crederti più importante o migliore degli altri”.
Dà anche un suggerimento, che rivela come il Maestro di Nazareth conosca bene il cuore delle persone: ”Quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché venendo colui che ti ha invitato ti dica: Amico, passa più avanti. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali.” E conclude con un insegnamento valido per tutte le situazioni: ”Chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato.”
Dopo aver detto queste cose rivolto a tutti coloro che sedevano a tavola insieme con lui, il Maestro si rivolge in modo particolare al padrone di casa, dandogli delle indicazioni che ci lasciano sicuramente un po’ perplessi. Dice infatti Gesù: ”Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i ricchi vicini, perché anch’essi non ti invitino a loro volta e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando dai un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti.”
Non so voi cosa pensate di questo invito di Gesù, ma vi confesso che per me è sempre molto difficile da accogliere. Ogni volta che arrivo a queste parole del Vangelo, mi accorgo che non mi comporto mai così! Invitare a pranzo uno sconosciuto? Un povero incontrato per la strada? Non è una pazzia, questa?
Eppure Gesù sembra dire: Che cosa c’è di così strano? Gratuità significa proprio questo: dare, senza aspettarsi di ricevere qualcosa in cambio. Certo, ci è facile donare senza aspettarci nulla in cambio, quando si tratta dei nostri cari, delle persone che amiamo, che ci sono care: ma con gli altri? Con gli estranei?
Per molto tempo mi sono ripetuto che quello che Gesù chiedeva era impossibile, finché un giorno non sono andato a pranzo a casa di due miei amici, Dino e Nicoletta.
Era tutto pronto, la tavola apparecchiata, ma ancora non ci eravamo seduti per mangiare: sembrava che i miei due amici stessero aspettando ancora qualcuno. Dopo poco hanno bussato alla porta ed è arrivato un nuovo ospite.
Dino e Nicoletta me lo hanno presentato: si chiama Ashraf, viene dalla Tunisia, si è seduto a tavola come uno di casa, ha conversato amabilmente con tutti, mescolando in allegria un po’ d’italiano e un po’ di francese.
Quando Ashraf è andato via, non ho potuto nascondere il mio stupore e allora Dino mi ha raccontato e mentre ascoltavo il racconto, guardavo Nicoletta e Dino: non sono persone speciali, fanno una vita normalissima. Semplicemente, hanno preso sul serio le parole di Gesù e di fronte a uno sconosciuto che aveva freddo e fame, hanno aperto la loro casa, hanno condiviso il loro pasto. Senza domande. Senza timori. Senza aspettarsi nulla in cambio.
Ho ripensato molte volte a quel pranzo e mi sono reso conto che la gratuità, la capacità di dare senza aspettarsi qualcosa in cambio, non si improvvisa. Non è che uno si alza la mattina e dice: oggi sarò generoso! È un po’ come per lo sport: non mi posso alzare al mattino e dire: oggi correrò la maratona! Devo allenarmi ogni giorno un pochino. Così pure per la gratuità: bisogna allenarsi ogni giorno un pochino. Cominciamo subito, quindi, ad allenarci alla gratuità.
In questa settimana, proviamo a ripensare ogni sera alla giornata trascorsa e a chiederci: sono stato capace di qualche gesto buono, gentile, senza voler nulla in cambio? Ho scelto i primi posti? Mi sono messo in mostra? Ho condiviso quel che ho senza pretendere nulla?
Se ogni giorno faremo un passettino in questa direzione, presto riusciremo a vivere davvero come il Maestro Gesù ci invita a fare.