III DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (A)
- On 25 januari, 2023
Cristo è luce che chiama e converte. Dio ha sempre voglia di scendere dal cielo e di passare nelle nostre strade, tra la nostra vita e chiamarla a salvezza. L’annuncio che risuona, oggi, nella Liturgia, è forte e, al contempo, “buono”. È Vangelo, cioè buona notizia del Regno che si fa vicino, non si difende dall’uomo, lo cerca, va a prenderlo. Chiede da parte nostra disponibilità e sequela. Insieme con il Maestro anche il difficile diventa possibile.
Non so voi cosa pensiate, ma queste prime domeniche dell’anno liturgico a me stanno donando una profonda consolazione. Di lettura in lettura, di Vangelo in Vangelo è come se gli eventi del Natale stessero prendendo corpo, è come se la straordinaria bellezza vissuta nel contemplare il Dio-con-noi si stesse incarnando in incontri, scelte, situazioni che ci rivelano quanto concreta sia la presenza di Dio tra noi, di quel Gesù di Nazaret, figlio di Dio e Dio stesso.
È come se ascoltando Giovanni il Battista o Isaia o contemplando i gesti che la Parola di Dio propone, quello stupore diventasse sempre più forte, sempre più concreto. Ve lo dico onestamente: mi piacerebbe riuscire a fermare la routine per lasciare a Dio il tempo di rivelarsi, di farsi scoprire negli eventi di ogni giorno. Poiché a volte rischiamo di spegnere la gioia solo perché non riusciamo a concederci il tempo della contemplazione. Sì, della contemplazione! Dell’accorgerci di Dio e della sua opera.
La nostra vita molto spesso è come i territori di Zabulon e Neftali: è depredata, strapazzata da chi sa sempre cosa prendere, attraversata dai più, spesso calpestata. È terra colpita, avvolta dalla notte dello scoraggiamento o dal crepuscolo della fatica. Eppure proprio in questa terra Dio continua a splendere. Anche se non lo fa sparando fari accecanti. Lui fa luce, facendosi luce. Proprio in questa terra rinsecchita dal dolore Dio riporta vita non aprendo le dighe, ma irrorando con la rugiada.
Su di noi e sulla nostra vita, l’Emmanuele continua a farsi luce nella notte, vita nella morte, acqua nel deserto.
Eppure ci sono giorni, e sono tanti, in cui facciamo proprio fatica a vederlo. Ci sono volte, e tante, in cui la consolazione è materia rara, difficile da reperire.
E allora la domanda: come fare per riuscire a vedere il regno di Dio accadere? Come vedere il compiersi del Vangelo, il farsi storia reale della Buona notizia, il farsi presenza luminosa dell’Emmanuele?
Il segreto per riuscire davvero a sperimentare quella gioia di cui parla il profeta Isaia – gioia che nasce dall’accorgersi che Dio per noi sta spezzando i gioghi che ci opprimono, sta fermando il bastone dell’aguzzino, sta sollevando il peso dalle nostre spalle – è nelle parole di Gesù: «Convertitevi perché il regno dei cieli è vicino». Convertirsi, ossia cambiare, capovolgere le logiche.
Abbiamo bisogno di cuore nuovo per vedere Dio.
Abbiamo bisogno di occhi puri per accorgerci di lui.
Abbiamo bisogno di silenzio per ascoltare la vita e vederla accadere.
Abbiamo bisogno di stoppare ciò che in questo momento ci sta travolgendo. Stopparlo, qualsiasi cosa esso sia.
Abbiamo bisogno di lasciare le nostre reti per poter davvero pescare.
Abbiamo bisogno di orizzonti nuovi per riuscire a scrutare l’orizzonte.
Non so come potremo concretamente fare, ma nessuno se non noi stessi può scegliere di farlo.
E io auguro a me e a voi questo coraggio: lasciare per trovare, lasciare per vedere, lasciare per scoprire.
Il Regno sta già accadendo, in noi e attorno a noi, con tutta la sua carica di novità. Ora a noi togliere i nostri occhiali e indossare quelli di Dio!