VII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (A)
- On 19 februari, 2023
A causa di un recente passato in cui la nostra nazione è stata campo centrale di battaglia di una delle più efferate azioni belligeranti della storia – parlo, ovviamente, della Seconda Guerra Mondiale – spesso siamo ancora oggetto di attenzione da parte degli artificieri, che vengono chiamati solitamente da ignari lavoratori edili, sorpresi da inattesi ritrovamenti, a intervenire per disinnescare vecchi ordigni bellici inesplosi risalenti appunto a oltre settant’anni fa.
Potenzialmente, la loro pericolosità è grande, per cui si fanno evacuare intere zone – a volte interi paesi o cittadine – per poter mettere in atto in tutta sicurezza le operazioni di rimozione, di disinnesco della carica e di brillamento dell’ordigno stesso. Personalmente non me ne intendo, ma credo che l’operazione consista nel prelevare la spoletta che causa l’innesco dell’esplosione e darle fuoco, tutto sommato con un “botto” relativamente contenuto rispetto a ciò che la bomba avrebbe potuto provocare se esplosa nella sua interezza. Una cosa che non ho mai sentito fare, invece, è quella di disinnescare una bomba facendone esplodere un’altra, magari di dimensioni maggiori e dagli effetti più devastanti: eppure, quello che Gesù fa nel brano di Vangelo di oggi mi sembra proprio una cosa di questo tipo. Cerca, infatti, di disinnescare la bomba dell’odio, o se vogliamo della spirale di violenza che viene generata dalla pratica della vendetta, con un’altra “bomba” dagli effetti ancor più devastanti, anche se diametralmente opposti rispetto a quella precedente: ed è la “bomba” dell’amore verso i nemici. Eh, già: è inutile che ce lo neghiamo, una dichiarazione come quella collocata nel cuore dell’ultimo brano di Vangelo domenicale prima della Quaresima ha un suono molto più “penitenziale” e “sacrificale” dell’intero tempo che mercoledì inaugureremo.
“Pregare per quelli che ci perseguitano”, forse, può anche essere fattibile: tutto sommato, che cosa ci costa? Vuole dire augurare loro che il Signore sia presente nella loro vita e trasformi in bene il male che hanno dentro, per loro e anche per noi. “Dare il saluto a tutti”, anche a quelli che ce lo negano o non ce lo ricambiano, anche quella è una cosa tutto sommato fattibile. Che cosa ci costa? Nulla: io, perlomeno, faccio il gesto cortese e educato di salutare, starà poi al mio interlocutore rispondere, quello è un problema suo, e se non lo fa, posso anche rimanerci male, ma ho quantomeno la coscienza a posto. “Dare a chi ti chiede, e non negare un prestito”, se rientra nelle nostre possibilità, è pure una cosa fattibile. Anzi, anche nel caso in cui sappiamo che una persona sarà insolvente di fronte al prestito, ciò che diamo è pur sempre un’elemosina, e “l’elemosina copre una moltitudine di peccati”, come diceva un antico Padre della Chiesa, san Gregorio Nazianzeno. Per cui, anche qui la cosa non è poi tanto gravosa. Fare due chilometri a piedi con una persona che ti chiede di accompagnarla per un chilometro, tutto sommato fa anche bene alla salute; “dare il mantello a chi ti vuole strappare la tunica” – considerato quanti vestiti nuovi e usati una volta sola abbiamo nell’armadio – neppure dev’essere troppo complicato.
Fin qui, tutto sommato, il Vangelo non sconvolge più di tanto: certo, richiede impegno, ma ce la si può fare. Il discorso comincia a farsi più impegnativo quando Gesù ci chiede di andare “oltre la logica del taglione”, che è quella famosa legge presente in molti codici legislativi di culture antiche (e quindi anche nella Bibbia, nel libro del Levitico) che rappresenta già un primo elemento di civilizzazione dei conflitti: si chiede quantomeno che la risposta a un’offesa o a un torto ricevuto non travalichi, non vada oltre quanto si è ricevuto, e sappiamo bene quanto ciò sia difficile, visto che spesso siamo intenzionati a fare agli altri molto peggio di quello che essi fanno a noi… In fondo, il Signore ci chiede di non vendicarci, e lo fa con quell’esempio rimasto famoso del “porgi l’altra guancia” (cosa che neppure lui fece, ad esempio, la notte dell’arresto), che altro non significa se non di evitare di reagire a ciò che ci viene fatto, lasciando che sia la giustizia a fare il proprio corso (nel calcio, ad esempio, si sa bene come il fallo di reazione sia a sua volta punibile con un’ammonizione).
Però, quella di “amare i propri nemici” è grossa, diamine… Dai, come si fa non dico ad “amare”, ma anche solo a “voler bene” a una persona che ci odia o che ci augura il male? Come fai a trattare bene e anche solo con gentilezza e umanità una persona che te ne ha combinate di tutti i colori e che ha come unico obiettivo di colpirti e di farti del male? Come fai ad avere a cuore qualcuno che il cuore, con te, non ce lo mette mai? Non è che il Signore stia un po’ esagerando e ci chieda sacrifici impossibili ancora prima di iniziare la Quaresima?
E se provassimo anche solo a fare una cosa più semplice, ovvero prendere quelle cose più fattibili di cui abbiamo parlato prima e le congiungessimo come anelli di una catena?
Preghiamo per le persone con cui non andiamo d’accordo, salutiamo sempre tutti, doniamo alle persone che ci chiedono qualcosa, prestiamo le nostre cose a chi ci chiede un favore, lasciamo un vestito dei nostri a chi ci invidia perché ne abbiamo parecchi, accompagniamo una persona da qualche parte anche se non ci è del tutto simpatica… un anello dopo l’altro, con un po’ di sacrificio, riusciamo anche a innescare una reazione a catena. Una specie di “bomba dell’amore” dagli effetti più devastanti della “bomba dell’odio”.
Perché non c’è modo migliore per disarmare un nemico che dimostrarsi indifferenti alle sue minacce odiose; non c’è modo migliore di reagire al male che c’è in molti, pensando al bene che c’è in tutti; non c’è modo migliore di capire che per sentirci tutti uguali basta essere “perfetti come è perfetto il Padre celeste”, che quando fa piovere, bagna tutti, buoni e cattivi, e che quando fa splendere il sole, lo fa splendere per tutti, giusti e ingiusti.
Perché nessuno di noi ha l’esclusiva sull’amore: quando l’amore è esclusivo, ovvero esclude, potrà anche essere una favolosa storia romantica e passionale, ma non è amore, perché esclude. E l’esclusione crea inimicizia, vendetta, odio. E invece di perdere tempo a pensare a come far del male alle persone, vediamo di arrivare a sera cercando di aver fatto anche solo un’opera di bene: innescheremmo un’esplosione d’amore a catena che neppure il miglior artificiere è capace di arrestare.