II DOMENICA DI QUARESIMA (C)
- On 13 mars, 2022
Letture: Gen 15,5-12.17-18, Sal 26, Fil 3,17- 4,1, Lc 9,28-36.
Abramo e Cristo scelti come personaggi-chiave di questa Domenica, nella loro disponibilità e obbedienza, sperimentano la risposta di Dio: la luminosa teofania incoraggia entrambi ad affrontare il cammino che resta da percorrere fino al possesso della terra (Prima Lettura), fino alla gloria della risurrezione (Vangelo).
A coloro che accettano con fiducia il suo piano, Dio si lega con un solenne vincolo di alleanza, apre un futuro di luce e di speranza. La Chiesa di fronte all’impegno di rinnovamento ne intravede le modalità e il traguardo.
La S. Messa oggi è offerta per Antonio e Raffaella.
«Io sono il Signore, che ti ho fatto uscire da Ur». È ciò che Dio dice ad Abramo, subito dopo avergli promesso una discendenza numerosa come le stelle. È la prima lettura che la liturgia della II domenica di Quaresima ci propone.
Il Dio di Israele e quindi il Dio di Gesù è un Dio che spinge a uscire, ad andare oltre i propri confini, oltre il già raggiunto, oltre il già trovato e posseduto. È il Dio che non ama essere rinchiuso in case, in capanne, in templi. È il Dio che per primo esce da se stesso e ci raggiunge facendo sua la nostra natura umana.
Pensiamoci, mentre pensiamo alla trasfigurazione: è qualcosa di straordinario. Pietro, Giovanni e Giacomo possono vedere con i propri occhi, possono ascoltare con le proprie orecchie l’uscire di Dio dalla propria onnipotente immobilità, esattamente come già Abramo ed Elia e Mosè e altri (pochi altri) avevano potuto fare.
Pietro, Giovanni e Giacomo da discepoli di un maestro della Galilea si ritrovano “amici di Dio”, perché così la tradizione definiva coloro che avevano potuto parlare con Dio faccia a faccia.
La trasfigurazione di Gesù sul monte diventa per i tre discepoli un momento di rivelazione e di consegna. Colui da cui sono stati chiamati, quel Gesù di Nazaret che in alcuni momenti vive un po’ troppo sopra le righe ha davvero a che fare con Dio, Dio stesso lo chiama Figlio, e da Dio esce un nuovo comando: «Ascoltatelo!».
Non c’è da stupirsi se scendendo dal monte i tre discepoli tacciono, se il silenzio diventa la loro risposta a ciò che è accaduto sul monte. Come Mosè scendono dal monte su cui Dio ha parlato e portano nel cuore un nuovo comandamento, una nuova legge non più scritta su tavole di pietra. Questa volta a essere consegnato al popolo è una persona.
E Dio non affida il compimento delle promesse e della legge a un solo profeta, per quanto grande. Il nuovo comandamento – «Ascoltatelo», esattamente come il primissimo: «Ascolta, Israele» – è dato a un gruppo, a una comunità, a un popolo.
È così che dobbiamo imparare ad ascoltare da Dio! È insieme che dobbiamo diventare Vangelo, instancabilmente casa e voce della buona notizia per il mondo.