II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (A)
- On 15 januari, 2023
Concluso il tempo della Manifestazione del Signore, camminiamo lungo i sentieri del tempo. La ferialità è la condizione della nostra vita. Non perché il Signore smette di compiere “grandi cose”, ma perché ci aiuta e ci insegna, attraverso l’ascolto della Parola e la Celebrazione Eucaristica, ad accoglierle e a riconoscerle nella vita di tutti i giorni.
Ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio (Gv 1,34)
Luce delle nazioni.
Colui che toglie il peccato del mondo.
Colui che chiamando rende santi.
Se volessimo fare una stringatissima sintesi delle letture che la liturgia ci propone ritornando al Tempo Ordinario, queste tre espressioni potrebbero far emergere aspetti straordinari su Gesù. Leggo, medito e mi sembra che una domanda attraversi la Parola: chi è Gesù di Nazaret? Chi incontriamo oggi dopo Betlemme, dopo i lunghi e silenziosi anni a Nazaret, dopo il Giordano?
Giovanni risponde in modo diretto e senza mezzi termini. Vedendolo, lo indica: è l’agnello di Dio, è colui che toglie il peccato del mondo. E questa è una frase che contiene più di mille omelie.
L’immagine dell’agnello attraversa l’intero Vangelo di Giovanni. Tanto che il quarto Vangelo è l’unico a collocare l’Ultima cena prima della Pasqua ebraica e il venerdì di passione lo presenta come giorno di parasceve, giorno cioè di preparazione al sabato. E poiché quel sabato – scrive Giovanni (Gv 19,31) – era un giorno solenne – era infatti la Pasqua – in quel venerdì vengono preparati gli agnelli per la grande celebrazione.
Gesù muore proprio nel giorno in cui il popolo sta sacrificando gli agnelli. E questa scelta dell’evangelista è una scelta estremamente simbolica. Come a dire al popolo: non c’è più bisogno di altro, oggi Dio stesso ha offerto il figlio. Quello che non aveva permesso ad Abramo con Isacco, Dio lo ha riservato a sé. E ora non abbiamo più bisogno di nulla. Non servono più i riti. Non più gli agnelli. Dio ha compiuto l’unico vero sacrificio a nostro favore, per la nostra salvezza, per la nostra santificazione. Da quel dono incomparabile e immeritato sul Golgota, per tutti noi ora c’è vita, guarigione, riconciliazione, nuova possibilità di incontrare Dio. Per tutti!
Perché a renderci santi è quell’Agnello, a donarci vita è quell’Agnello, a liberarci dal peccato è quell’Agnello.Nessun altro e soprattutto null’altro.
Non la nostra integrità, che pure non guasta. Non le nostre capacità, che pure sono un dono. Non i nostri sì radicali e generosi, che pure sono graditi al cuore di Dio.
A liberarci dal peccato – ripeto quel singolare proposto anche dal Vangelo: «peccato» – è Gesù. A liberare il mondo dal peccato è Gesù.
Non riduciamoci a pensare ai peccati, gravi o lievi che offuscano le nostre giornate. Gesù è il Salvatore che ci libera dal peccato, da quell’irrefrenabile tentazione di racchiudere Dio, di dargli dei confini, di definirlo, di pretendere di avere tutto sotto controllo, anche la sua vita e la sua opera. Lui viene, è venuto, è il Dio con noi, nato tra noi per liberarci. Null’altro che questo: renderci liberi.
Il Vangelo di questa II domenica del tempo Ordinario dà voce a Giovanni, il profeta precursore, il primo a essere destabilizzato dagli eventi del Giordano, dallo Spirito disceso su Gesù; il primo a dare testimonianza.
E noi, in tutto ciò che questo nuovo anno ci chiederà e ci donerà, saremo chiamati a mettere inostri piedi sulle orme di questo Gesù, Figlio di Dio e Dio stesso. Lui ci chiama, e nella sua chiamata c’è già salvezza. Lui ci rende santi, perché ci offre in dono lo Spirito.