Lettera di Don Furio
- On 11 mars, 2020
Carissimi amici della Missione Italiana,
mi permetto di scrivere due righe per esprimere la mia vicinanza spirituale in questi giorni difficili.
Che cosa ci dice come cristiani questa prova? Ci insegna qualcosa? Come leggerla e viverla da cristiani? Innanzitutto vorrei dire a tutti noi di sollevare lo sguardo per tornare a vedere che ci sono molti, che da anni vivono nel mezzo del virus della guerra, della fame e della sete, vittime di malaria e di lebbra. Papa Francesco nella Esortazione Apostolica post sinodale Querida Amazonia ci invita ad un sogno: unire cura dell’ambiente e cura delle persone in “una storia di dolore e di disprezzo che non si risana facilmente” (QA 16).
Questa prova è arrivata nel Tempo di Quaresima. Riscoprirci fragili è l’invito del Mercoledì delle Ceneri. Questo non significa cadere nello sconforto della sofferenza e della rassegnazione. Riscoprirsi fragili significa riconoscerci figli, bisognosi dell’aiuto del Padre. Siamo fragili ma in buone mani. Dio non ci abbandona e noi siamo chiamati a fidarci di lui. Si legge nella seconda lettera ai Corinzi: “quando sono debole, è allora che sono forte”. Nel momento in cui si sperimenta la propria debolezza, Dio, non ci abbandona, non ci lascia soli, ma diventa sostegno e forza.
Molti di voi hanno fatto la scelta di restare a casa, e la nostra celebrazione domenicale si è impoverita per la vostra assenza. Soffro non potendovi incontrare come ero abituato, ma vi confido che sto imparando che la vostra assenza nella liturgia, l’assenza del popolo, del contatto con voi, mi porta a riflettere che non è l’assenza la cosa importante, ma la perdita. “Si, l’assenza si può sopportare, la perdita invece…è la perdita che fa male. L’assenza è un’emozione senza corpo… io non la conosco, mentre la perdita la conosco molto bene; è come avere qualche cosa in mano di bello e poi ad un certo punto… sparisce così, all’improvviso..
Qualcuno mi ha espresso insofferenza verso il fatto di mantenere una certa distanza tra le persone. L’invito a questa “distanza di sicurezza” possa spingervi a trovare momenti di solitudine, silenzio e preghiera. Siamo spesso nella massa, spesso in cerca di folla, di rumore di confusione; viviamo ora questi momenti di solitudine riscoprendo la preghiera e la compagnia di Dio. E non dimenticando che nella preghiera i cristiani sono uniti, sono uno. Non siamo separati, ma siamo un solo popolo.
C’è un altro modo per vivere “in pienezza” come cristiani, questo tempo difficile. Non vivendolo individualmente, magari anche egoisticamente, ed è il fatto di esercitare la Carità. La Carità sconfigge il virus. Ci sono tante opportunità, nella semplice quotidianità della nostra vita. Per esempio fare la spesa o comprare delle medicine agli anziani soli che non possono uscire. Noi saremo riconosciuti da Lui, non se abbiamo vissuto una fede forte, dura che non ha mai dubitato, ma se abbiamo amato; saremo riconosciuti nella fragilità di una fede che ha saputo amare anche e soprattutto nelle difficoltà.
Prego, allora, per la nostra Missione italiana qui a Stoccolma, per i nostri anziani, i bambini, i nostri giovani, le nostre famiglie, per la nostra cara Italia, popolo di Santi, poeti e navigatori, per i contagiati dal virus e per tutti i defunti.
Grazie. Con la mia Benedizione don Furio.