III DOMENICA DI PASQUA
- On 14 april, 2024
In questa Terza Domenica di Pasqua Gesù si manifesta di nuovo agli Undici, che avevano appena ascoltato il racconto dei due di Emmaus. Egli dona loro la pace e poi li invita a toccarlo perché conoscano che non è un fantasma. Poi, soprattutto, mangia con loro. Il pesce arrostito che gli porgono è un simbolo, poiché lui stesso è il pesce buono arrostito dal fuoco dello Spirito sul legno della croce: il pasto è eucaristico e pasquale, come quello “nostro” di ogni Domenica.
S. Messa odierna offerta per Emilia e Felice Jaconelli.
Cosa serve per credere? Di cosa avremmo bisogno perché la nostra fede sia certa e determinata?
Guardiamo i discepoli: vedono, toccano, fanno esperienza, ricevono lo Spirito, incontrano il Risorto, alternano gioia a stupore, paura a turbamento… eppure non riescono a credere.
I racconti della risurrezione sembrano essere stati scritti per consolare la nostra incredulità, per darci una pacca sulle spalle, per poter dire a noi stessi: «Coraggio, credere è difficile; lo è stato anche per chi ha visto e toccato».
Credere nella risurrezione è qualcosa che va oltre ogni nostra capacità razionale. Credere in un Risorto ci spinge oltre; ci chiede di relativizzare ogni certezza, ogni bisogno di sicurezza; ci chiede di rimettere ordine alle priorità della nostra vita, spesso fatta di progetti, di opportunità, di traguardi, di obiettivi da raggiungere costi quel che costi.scoraggiamento.
E invece il Risorto si offre a noi e alla nostra intelligenza portando con sé, e offrendoci, un’esperienza di morte, di sconfitta, di dolore.
Gesù, dopo la morte, non ritorna come un fantasma. La sua è una condizione nuova, una presenza inedita. Toccare, spezzare, guardare, mangiare: questa volta è necessario. Non è la richiesta di un discepolo incredulo, ma è lo stesso evangelista ad accompagnare la comunità a fare esperienza di questo nuovo Gesù. Ecco, è questa esperienza che noi raccontiamo, oggi come ieri, come duemila anni fa. È di questo che siamo testimoni: colui che ha patito ed è morto davvero, noi oggi lo contempliamo risorto.
Accettarla, farla nostra, assumerla come stile di vita non è questione di sforzo personale, ma di apertura: e tutti i Vangeli della risurrezione, pur in modo diverso ce lo dicono.
Dobbiamo lasciarci raggiungere dal Risorto. Dobbiamo permettergli di riempirci del suo Spirito. Dobbiamo lasciarci liberare da lui nella mente e nel cuore.