IV DOMENICA DI AVVENTO (B) 20 dicembre 2020
- On 20 december, 2020
LETTURE: 2 Sam 7,1-5.8b-12.14a.16; Sal 88; Rm 16,25-27; Lc 1,26-38
E due. Due volte in quindici giorni che ascoltiamo questa parola. E’ così importante questa pagina così scarna, che ha scatenato la fantasia e l’estro di generazioni di pittori? Così centrale la presenza di questa acerba adolescente di Nazareth che viene presa come modello dell’accoglienza? Sì, certo, assolutamente.
Marco, ormai un mese fa ci ha chiesto di vegliare, per non abituarci allo stupore del Natale, per non asfaltare il nostro cuore col demone dell’abitudine: dicevo domenica scorsa che non siamo qui a far finta che poi Gesù nasce, no. Gesù è già nato nella storia e tornerà nella gloria.
A noi, qui e ora, di aspettarlo, di lasciarlo nascere nel cuore perché possiamo fare i cristiani tutta la vita senza incontrare mai Dio!. Natale è un dramma, una sfida: Dio viene ma non trova accoglienza, pochi lo riconoscono. Tra questi Maria di Nazareth e Giovanni che abbiamo incontrato domenica scorsa. Giovanni il sincero, che dice il vero di sé, che non si prende per Dio. E oggi rileggiamo l’incontro di questo misterioso e garbato angelo che parla alla pari con questa ragazzina di Nazareth e scopriamo la grandezza del pensiero di Dio. Perché in quella minuscola casa di questo minuscolo paese addossato ad un declivio roccioso, da cui la gente aveva ricavato nelle grotte naturali delle abitazioni fresche ed asciutte, che avviene l’assurdo di Dio. Protagonisti una quindicenne illetterata di un paese sottomesso a schiavitù, ai confini del mondo. Niente satellite, né diretta televisiva, né network spettacolari, nella minuscola Nazareth che diventa ombelico del mondo, centro assoluto della storia.
Poiché Dio, stanco di essere incompreso decide di venire a raccontarsi, poiché la lunga storia di amicizia e affetto col popolo di Israele non è stata sufficiente per spiegarsi, Dio sceglie di farsi uomo, parole, lacrime, sorriso, tono di voce, sudore e necessita di un corpo, abbisogna di una madre. Non la moglie dell’imperatore, o il premio Nobel per la medicina, non una donna manager dinamica dei nostri giorni, macché, la piccola adolescente Miryam Dio sceglie e a lei chiede di diventare la porta d’ingresso per Dio nel mondo, tutto lì.
Cosa direste se domattina vi arrivasse una figlia o una nipote adolescente dicendo: Dio mi ha chiesto di aiutarlo a salvare il mondo? Appunto. Invece Maria ci sta, ci crede e tutti noi non sappiamo se ridere o scuotere la testa davanti a tanta splendida incoscienza… Dio sceglie Nazareth e, a Nazareth, sceglie Maria. E a Nazareth, per trent’anni, Dio si nasconde nella quotidianità più semplice: bambino, adolescente, giovane falegname, come suo padre. In quei trent’anni milioni di persone urlavano la loro pena a Dio, giorno e notte e Dio che faceva? Sgabelli.
Quanto parla questo assordante silenzio! Quanto dice di Dio questa sua scelta! A noi che sempre cerchiamo il plauso e la visibilità, l’efficienza e la produttività, Dio dice che la sua logica è diversa. Scegliere Nazareth, un paese occupato dall’Impero romano, ai confini della storia, ai margini della geografia del tempo, in un’epoca sprovvista di mezzi di comunicazioni, ci rivela ancora una volta la logica di Dio. E allora coraggio fratelli e sorelle! Quando pensiamo di avere sbagliato la vita, di non avere avuto sufficienti opportunità, quando non siamo soddisfatti dei nostri risultati o siamo travolti dall’assordante incitamento di chi ci grida: ”devi riuscire”, pensiamo a Nazareth, a questo modo di operare che ci sbalordisce e ci incanta.
Mancano pochi giorni al Natale. Andiamo insieme a Betlemme, amici, così come siamo: come Davide nella prima lettura che vuole costruire un bel tempio al Dio, anche noi ci sentiremo rispondere: ”lasciati fare, non preoccuparti di come hai preparato il tuo avvento, sono io che ti vengo incontro”
Che volete, così è il nostro Dio, lasciamoci incontrare!