IV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (C)
- On 30 januari, 2022
Letture: Ger 1,4-5.17-19, Sal 70, 1Cor 12,31-13,13, Lc 4,21-30
Luca, che ci accompagnerà quest’anno, è un pagano convertito da Paolo; per lui l’incontro con Cristo ha significato conoscere il volto misericordioso di Dio, così diverso dagli dei capricciosi e scostanti di greci e latini. Il suo Vangelo ci racconta di un Dio tutto serenità e gioia, tutto tenerezza e verità.
Ma il Vangelo di oggi manifesta drammaticamente una realtà sempre attuale: il rifiuto di Dio da parte dell’uomo; lo abbiamo celebrato nel passato Natale: Dio è presente, l’uomo risulta il grande assente della Storia. Domenica scorsa – ricordate? – Gesù commentava il rotolo di Isaia annunciando che le promesse di un anno di grazia si stavano realizzando e che l’oggi di Dio era finalmente arrivato.
La reazione che ne consegue è durissima: la gente non accetta che il figlio di Giuseppe, il carpentiere, faccia il profeta. Troppo conosciuto questo Messia, troppo deludente, troppo umano per scuotere i concittadini di Nazareth, troppo banale per poter solleticare gli appetiti spirituali. Sembra di leggere in filigrana la storia del profeta Geremia: anche lui mandato da Dio ad Israele a chiedere attenzione e conversione, vivrà tutta una vita d’incomprensione e scontro fino ad essere ucciso.
Gesù rivela il vero volto di Dio; lui conosce il Padre, perché il Figlio di Dio è venuto sulla terra per dirci chi è Dio, come è fatto. E il Dio di Gesù è splendido: un padre premuroso e maturo che sostiene i suoi figli, li tratta con dignità, li lascia liberi e autonomi per realizzarsi e crescere, affida loro un mondo da custodire e coltivare.
Eppure, lo sappiamo, risulta difficile accorgerci di Dio: travolti dalle preoccupazioni, la dimenticanza finisce col caratterizzare la nostra vita delirante; non abbiamo più la capacità di fermarci e guardarci dentro e leggere la realtà col cuore. Gesù finalmente è venuto a togliere dalla nostra testa e dalla nostra cultura la visione di un Dio despota e asettico, una percezione infantile della sua presenza, una visione demoniaca di Dio.
Ma, a Nazareth come oggi, non tutto va da sé. L’uomo rifiuta il vero volto di Dio.
Un Dio-uomo cosa ci può portare? Meglio tenersi un Dio severo da convincere, un Dio interventista da adorare con devozione in attesa di qualche miracolo. Gesù – ahimé -delude le nostre attese trionfalistiche, mortifica il nostro puerile desiderio di un Dio factotum.
Gesù è un po’ deludente, obbliga alla verità, ci spinge ad entrare nel senso profondo della storia e della vita, non offre scorciatoie allo scoprire il senso nascosto della vita, né affrettate soluzioni alle inevitabili sofferenze del vivere.
Incontro persone che si dicono atei; in realtà incontro molte persone pigre, a cui Dio non interessa. E’ il paradosso del nostro mondo occidentale sazio e disperato: si lamenta con Dio che non c’è ma non si lascia trovare, manifesta disagio crescente e insoddisfazione ma non vuole veramente mettersi in discussione, accusa Dio di disinteressarsi dell’umanità, ma è l’uomo a disinteressarsi di sé e di Dio. Certo ci vuole umiltà, adultità, verità con se stessi, in una parola: discepolato; mettersi alla ricerca della verità come chi cerca un tesoro. Il dramma del vangelo, della nostra libertà, forse della vita stessa è tutto qui: l’uomo è fatto per l’Assoluto e si asfalta nella mediocrità, Dio gli viene incontro e l’uomo dice: ”No, grazie”.
Paolo ricorda a tutti che dobbiamo smettere di essere infantili e ragionare da uomini.
Nel nostro cristianesimo confuso e abitudinario dobbiamo riscoprirci uomini che cercano e accolgono la parola dei profeti. O reagire come i nazareni, buttare Gesù nel fosso perché la sua è una Parola scomoda, una Parola inquietante, una verità diversa. Incontro molte persone che vogliono costruire una fede ”A la carte”, un cristianesimo politicamente corretto, che consoli senza scuotere, che sia il risultato dell’indagine demoscopica, che solletichi l’emozione senza cambiare la vita.
Gesù ci lascia splendidamente liberi di accettare la sua sfida, di accogliere la buona notizia di un Dio che ci ama sul serio, ove stare tassellati alle nostre opinioni. Ci lascia liberi di scegliere, sul serio, di amarlo.
O anche noi preferiamo buttare Gesù dal burrone perché non dice ciò che vorremmo?