COMMEMORAZIONE DI TUTTI I FEDELI DEFUNTI
- On 2 november, 2023
Questa giornata suscita nel nostro animo emozioni diverse, a seconda dell’esperienza che ciascuno di noi ha vissuto con la morte.
Chi è stato maggiormente colpito dalla perdita di persone care, a volte anche in maniera improvvisa e prematura, vive una giornata molto triste, nella quale si riaprono ferite mai perfettamente rimarginate; chi non ha ancora provato gravi perdite è comunque richiamato alla realtà della fine dell’esistenza.
La visita ai cimiteri, in questo periodo molto affollati, trasmette una strana tensione tra la vita e la morte; la vita, simboleggiata dai colori dei fiori e dal movimento delle tante persone che camminano tra le tombe; l’enigma della morte, simboleggiato dalle lapidi e dai monumenti funebri che racchiudono il corpo dei defunti.
L’esperienza di visitare i cimiteri è molto educativa. Oltre che suscitare quasi spontaneamente una preghiera per i nostri cari, ci mette a contatto con questo ospite scomodo che è la morte. È molto presente la tendenza ad emarginare la morte, ad evitare di parlarne, a non pensarci neppure: quasi che ignorarla aiutasse a vivere meglio. La sapienza biblica invece suggerisce di pensare anche alla morte: non in modo ossessionante, certo, ma comunque in modo da tenerla presente all’orizzonte della nostra vita. La censura della morte non porta affatto a vivere meglio: porta semplicemente a distrarsi, a stordirsi per qualche tempo; ma prima o poi ciascuno deve fare i conti con questo enigma, perché l’esperienza della scomparsa di persone care purtroppo non risparmia nessuno; del resto qualche volta proviamo anche apprensione per la nostra stessa vita, rendendoci conto – specialmente di fronte a qualche pericolo – quanto sia vero il Salmo che paragona i giorni dell’uomo all’erba: “l’erba che germoglia al mattino: al mattino fiorisce, germoglia; alla sera è falciata e dissecca” (Sal 89,5-6). La morte, insomma, non è così lontana da noi come vorremmo.
Tenere conto della prospettiva della morte, misurare la nostra esistenza su questo orizzonte, ci aiuta a valutare meglio ciò che davvero conta nella vita: conta solo l’amore. La morte si potrebbe paragonare ad un filtro: un filtro piuttosto spesso, dal quale non passa quasi nulla: non passano i beni materiali, non passano gli onori o i titoli… La morte è un filtro che trattiene tutto: tutto, tranne l’amore. Dal filtro della morte passa solo l’amore, perché l’amore – come ci assicura la tradizione cristiana – è più grande della morte e vince la morte.
L’amore di Gesù sulla croce, che sembrava sopraffatto dalla violenza e definitivamente sepolto con la morte, è stato in realtà più forte della morte e l’ha vinta con la risurrezione. Dalla fede nella risurrezione di Gesù, che è il perno di tutta la fede cristiana, si riapre la speranza anche per noi: e se, come dice Gesù, anche un bicchiere d’acqua fresca dato a chi ha sete sarà ricompensato nel Regno di Dio, allora ogni nostro gesto d’amore, anche il più piccolo e nascosto, si incide per sempre nella nostra storia.
Non c’è nessuna lacrima che non verrà asciugata, nessun dolore che non sarà consolato, nessun sacrificio che non sarà ricompensato, nessuna gioia che non troverà pienezza. Attendere la risurrezione della carne significa credere la nostra vita corporea, concreta, quotidiana, sarà accolta e riempita per sempre dall’amore di Dio. Quanto più avanzano gli anni della nostra vita, tanto meno la morte ci spaventa: perché di anno in anno aumenta il numero degli amici che con la morte entrano nell’altra dimensione; e comincia a diventarci più familiare l’idea di lasciare questa esistenza e di incontrarli nell’abbraccio dell’unico Padre.
Forse non riusciremo mai, come San Francesco, a parlare di “sorella morte”, ma potremo riuscire, coltivando la fede, a non disperare davanti all’idea che la vita terrena finisca, a mantenere acceso il lume della speranza anche in questo mistero buio che è la morte.
Pregare per i defunti, oggi, significa anche chiedere per noi una fede più solida nella vita eterna e un impegno più convinto ad amare: se cerchiamo di amare non abbiamo nulla da temere, perché l’abbraccio del Padre e delle persone care sarà tanto più intenso quanto più avremo amato.