II DOMENICA DI PASQUA (B)
- On 7 april, 2024
Celebriamo oggi il giorno ottavo della Pasqua del Signore. «Otto giorni dopo… venne Gesù»: è il giorno in cui il Risorto si rende presente. L’esperienza della Pasqua si sviluppa nella comunità dei primi credenti in Gesù, ora riconosciuto come il Cristo. Nel nome di Gesù la fede diventa fonte di vita.
Il Vangelo di oggi introduce il racconto dell’apparizione del Signore ai discepoli, dopo la sua risurrezione. Prima Tommaso è assente, otto giorni dopo diviene il protagonista dell’esperienza del Risorto.
La Liturgia odierna susciti il bisogno di una conoscenza non astratta ma affettiva, del cuore; presenti l’Eucaristia domenicale come l’occasione propizia per “toccare” il Signore e per lasciarsi toccare da lui; favorisca il travaso della vita del Risorto nell’esistenza di noi, ancora pellegrini.
S. Messa odierna è offerta per Annie.
Tommaso, i discepoli, le donne… La sera di quello stesso giorno, il giorno in cui le donne hanno trovato il sepolcro vuoto. Il giorno in cui Giovanni vide e credette, ma Pietro no. Il giorno in cui a Maria di Magdala, il Maestro è apparso.
Insomma proprio la sera di quel giorno in cui speranze, nostalgie e delusioni si sono alternate tremendamente scuotendo emozioni e vite, quel giorno Gesù venne e stette con loro, in mezzo a loro…
Wow… bello! Straordinario! Meraviglioso.
È in giorni come questi che lui arriva e resta. Non è presenza fugace. Non è un miracolo e via. La cosa più straordinaria è lui, è la sua presenza, è il suo mostrarsi a noi. E la cosa ancora più straordinaria è il suo ritornare ancora e poi ancora, continuando ad aiutare la fede di quei suoi strampalati discepoli e discepole.
L’incredulità in fondo non ha nulla di assurdo. La fatica nel credere non ha niente di strano. È qualcosa di umano. Siamo fatti per toccare, lo facciamo prima ancora di parlare, di camminare, di aprire gli occhi. Tocchiamo, perché toccare è sentire l’altro vicino.
È sentire sulla pelle la sua presenza. Perché contestiamo la richiesta di Tommaso?
Me lo chiedo e ve lo chiedo: cosa c’è di strano in quel discepolo che ha chiesto di sentirsi raggiunto da una presenza? Dalla sua presenza!
Perché questo desiderio ci sembra una bestemmia?
La fede non è fatta di prove. Vero!
Ma non è fatta neppure di assenza. Noi non crediamo negli assenti. Non possiamo avere fiducia in chi non c’è.
Credere non vuole scegliere di credere in un Dio assente.
Credere vuol dire: scegliere ogni giorno di fidarsi della sua presenza e del fatto che lui troverà un modo per esserci, per farsi sentire, per non abbandonarci in balìa di noi stessi.