GIORNATA MONDIALE DEI NONNI E DEGLI ANZIANI
- On 25 juli, 2021
La celebrazione di questa prima Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani si colloca al centro dell’anno che il Santo Padre ha dedicato alla famiglia in occasione del quinto anniversario dell’esortazione apostolica Amoris Laetitia. Non si tratta di un caso, ma di una scelta che nasce dalla consapevolezza di come gli anziani – tutti gli anziani, anche quelli che non sono nonni – abbiano bisogno di un ambiente familiare in cui vivere e di come sia necessario che le famiglie prendano coscienza del ruolo che essi dovrebbero avere.
Di fronte ad uno scenario così complesso (la pandemia, la ricerca di un nuovo protagonismo degli anziani e la crisi dei rapporti familiari) la Chiesa, proprio per aiutare le persone a non cedere allo sconforto e all’abbattimento, ha voluto scegliere un modo semplice: quella di fare festa. Dimentichiamoci per un attimo di questa maledetta pandemia di cui se ne parla ogni momento, facciamo festa. Anziani e giovani insieme: genitori e figli; nonni e nipoti; appartenenti o meno alla stessa famiglia, un momento di festa che coinvolge tutte le generazioni. Una festa che non sfigura certamente accanto alla festa del papà e a quella della mamma. Una cosa è certa: le nonne e i nonni sono un tesoro. Un tesoro e una benedizione. Lo sanno bene tante giovani coppie, che possono contare sui nonni a cui affidare i loro piccoli quando sono obbligati dal lavoro o da impegni di carattere sociale. Li vediamo spesso anche noi passeggiare nei giardini spingendo la carrozzina o tenendo per mano il piccolino, o, seduti su una panchina in un parco, a guardare i bambini che giocano a pochi passi di distanza. Ed è
facile accorgersi che non è semplicemente «badare» i bambini, ma camminare con loro, trasmettendo loro la sicurezza di essere amati, aiutandoli a guardare con serenità e senza paure il mondo che li circonda e nel quale un po’ per volta stanno entrando. Ed è facile accorgersi che dai volti, dai gesti, dalle parole, spesso dai canti delle nonne e dei nonni, sprizza la gioia di chi fa crescere la vita e gusta l’esperienza di chi riceve amore, perché ha donato amore.
In una curiosa indagine pubblicata da La Stampa due anni fa, si affermava che i padri italiani – a confronto degli spagnoli, dei norvegesi, degli svedesi, degli olandesi – sono quelli che trascorrono meno tempo con i figli. Penso e spero che i 15 minuti, allora calcolati come tempo che i padri passano con i figli, siano aumentati, perché, almeno ad impressione, i padri più giovani sono sempre più coinvolti nel rapporto con i figli e mostrano grandi capacità di giocare con loro. Ma è certo che i nonni, che in alcuni casi sostituiscono i genitori, sempre integrano e arricchiscono la crescita dei piccoli e favoriscono l’equilibrio del loro sviluppo. Fino al punto che i nonni diventano i confidenti, e quasi i «conniventi» dei piccoli nei loro problemi. Sono uno strumento del welfare, fra i più efficaci in Italia negli ultimi anni. Una recente ricerca dice che per i loro servizi i nonni dovrebbero essere pagati quasi 2000 euro al mese.
Oggi molti anziani, dai 60 anni in su, si sentono ancora in buona salute. Quelli più avanti con gli anni appartengono alle generazioni che hanno vissuto, seppure marginalmente, la guerra con i suoi drammi e privazioni, ma sono stati poi i «protagonisti» del boom economico che ha portato l’Italia tra le nazioni più industrializzate del mondo, seppure con le storture che tutti conoscono. La terza età è vissuta con sorprendente orgoglio ed è molto meno legata all’immagine di «vecchio» o «anziano» di quanto si possa pensare.
Stare con i bambini mentre mamma e papà sono al lavoro, accompagnarli a scuola, in piscina o al catechismo, seguirli nello studio, impegna i nonni per un tempo che può arrivare anche fino alle 35 ore settimanali: una vera e propria attività lavorativa che dà molte soddisfazioni, ma comporta anche tanta fatica.
La generosità degli anziani non si ferma alla disponibilità fisica, ma investe anche la sfera economica. I nonni non salvano solo il bilancio familiare ma spesso le famiglie stesse, o per lo meno concorrono a mantenere equilibri e a far sentire serenità e costante presenza di calore umano, affetti e attenzioni ai bambini, loro nipoti.
L’importanza degli anziani per la formazione delle nuove generazioni era in certo modo insostituibile nella società antiche. Oggi non è più pensabile nella stessa forma e con la stessa intensità. Eppure i nonni sono un complemento necessario in un mondo in cui tutto è monetizzato e tecnicizzato, il quale perciò rischia di dimenticare le cose che valgano e, per avanzare verso un necessario domani, cede alla tentazione di tagliare i ponti col passato.
I nonni ci trasmettono valori umani e ricchezza di fede. Non impancandosi a maestri, ma raccontando con la loro vita. Dice una vecchia storia orientale: «Mio nonno era uno storpio. Raccontò che il suo santo maestro soleva saltellare e danzare mentre pregava. Mio nonno si alzò e raccontò, tanto che ebbe bisogno di saltellare e danzare come faceva il maestro. Da quel momento guarì». Ecco: le storie si raccontano con la vita, allora vengono davvero credute e aggiungono vita agli anni di chi le racconta. Il mondo moderno ha bisogno di profondità e di orizzonti. I nonni hanno un ruolo molto importante per insegnare con la saggezza della loro esperienza il senso profondo della vita.
Perché la vita umana ha un senso anche nel suo tramonto. Infatti, come scrive San Paolo ai Corinzi, «se anche il nostro uomo esteriore cade in sfacelo, il nostro uomo interiore si rinnovella di giorno in giorno» (2Cor.4,16). Infatti sia il decadimento, sia l’inaspettato vigore dei vecchi sono, anche se apparentemente opposti, due segni convergenti che rimandano alla fede nel Dio della vita e indicano nella totale dipendenza da Lui il nucleo di ogni sapienza.
In ogni tappa della nostra vita i nonni sono presenti, sanno dare dei saggi consigli in ogni momento della nostra esistenza, spesso si pongono in nostra difesa quando cerchiamo di far valere le nostre opinioni, quando subiamo un torto. Possono essere definiti come dei veri e propri angeli custodi, importantissimo modello di riferimento a cui sempre ci dobbiamo ispirare e su cui sempre dobbiamo confidare.
Come dice Alex Haley: “Nessuno può fare per i bambini quel che fanno i nonni: essi spargono polvere di stelle sulla vita dei più piccoli.” Questa frase pronunciata da Alex Haley è proprio vera, infatti, i nonni sono delle persone capaci di far sognare i propri nipotini, di farli sorridere sempre anche nei momenti più difficili della loro infanzia. Sono coloro che rispondono alle domande dei bimbi che nella più tenera infanzia si pongono mille perché.
In sostanza i nonni sono delle figure guida insostituibili nella vita dei propri nipoti e nel momento in cui non sono più presenti il vuoto che loro lasciano in ciascuno dei loro “ragazzi” è incolmabile.
Anche nella tradizione cristiana la Chiesa venera i nonni di Gesù nelle figure dei Santi Anna e Gioacchino, genitori della beata Vergine Maria. Lo stesso Papa Francesco tra ii suoi ricordi d’infanzia e le persone che lo hanno maggiormente marcato cita spesso la sua nonna Rosa.
I nonni sono una benedizione, ha detto il Papa: gli antichi esempi gli danno ragione, anche se ovviamente sono difficili da imitare.
I signori dai capelli grigi o bianchi, padri e madri di indaffarati genitori, parlando ai nipotini della loro infanzia con i suoi sogni, parlando della fede, delle lontane processioni, delle bande di paese, di quell’attesa del primo incontro con il Signore nella festa più bella per un bambino, la Prima Comunione, non li annoieranno e da grandi i nipoti sapranno apprezzare il grande dono che hanno fatto loro i nonni.
Cari nonni, la vostra vita ha un senso: voi siete un tesoro per la Chiesa, voi siete una benedizione per il mondo.