XXXIV DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO A
- On 26 november, 2023
La solennità di Cristo Re dell’universo conclude l’Anno liturgico, volgendo lo sguardo al compimento dell’azione salvifica di Dio nella storia. Gesù diventa il re giudice che alla fine della storia raccoglie tutti coloro che possono prendere parte del Regno eterno di Dio Padre (Vangelo). Anche l’aver compiuto, o l’aver negato, opere di misericordia nei confronti dei piccoli, sono gesti vissuti nei confronti del Figlio dell’uomo, di Cristo Signore. La responsabilità di ogni persona si gioca nei confronti di Gesù che vive in ogni creatura umana, specialmente se povero e bisognoso. Cristo re e Signore esprime il suo giudizio riconoscendo i gesti di carità e di misericordia che le persone hanno vissuto nell’arco della vita.
La S. Messa oggi è offerta in memoria di Pasquale e Mats.
Il Vangelo e le letture della XXXIV domenica del Tempo Ordinario, solennità di Gesù Cristo Re dell’universo e ultima domenica dell’anno liturgico, ci spostano in un’atmosfera decisamente altra rispetto alla nostra quotidianità e forse anche rispetto al nostro pensare Dio. … O forse no.
La prospettiva è quella dell’ultimo giorno, della fine del mondo, del giudizio universale. O forse più correttamente, e certamente più biblicamente, è la prospettiva del compiersi della storia, del giorno in cui Dio si rivelerà in pienezza, del tempo in cui ogni cosa avrà il suo senso e ci sarà manifesto.
Quel giorno sarà il giorno in cui straordinariamente tutti i popoli si raduneranno e ritroveranno se stessi, scoprendosi fratelli e sorelle in umanità. Già… sorelle e fratelli in umanità… Così quel giorno ci riconsegnerà alla più vera e originaria condizione: l’essere ugualmente creature, create da colui che ha posto in essere l’universo dal nulla e lo ha retto, sostenendo e dando forza alle coscienze, animando la materia, muovendo le energie che attraversano lo spazio e generano il tempo.
Non so cosa provochi in voi pensare a quell’ultimo giorno, c’è da perdersi in quell’immensa prospettiva, decisamente universale, che le letture di questa domenica aprono per noi. Pensiamoci seriamente, diamogli peso, e permettiamo che impattino sulle nostre scelte quotidiane, sui nostri pregiudizi sulla storia, sui nostri stati d’animo nei confronti degli altri, su quelle decisioni che ci collocano al di qua o al di là di certe posizioni anche ideologiche.
Davanti a noi oggi splende una meravigliosa verità: nell’ultimo giorno, Dio ci radunerà tutti attorno a sé, al di là delle culture, delle lingue, delle fedi, del genere e di ogni possibile differenza. Dio ci radunerà con un cuore di pastore, un pastore che conosce e che chiama, un pastore che raduna anche i dispersi, un pastore che riconduce a sé a fa riposare, e fascerà, e curerà, e pascerà, cioè nutrirà, tutte e tutti.
E sì, userà giustizia, ma la sua giustizia, quella del pastore, abituato a lasciarsi circondare pur di tenere a sé e difendere. È così che ci ritroveremo quel giorno!
E allora non riesco a non chiedermi ancora una volta: che fine faranno popoli e confini nell’ultimo giorno? Che fine faranno religioni, fedi e tutte quelle infinite differenze che ci vedono schierati ovunque con armi in mano?
ll Dio pastore che Gesù ci permette di scoprire con sempre maggiore intimità raduna attorno a sé le nazioni e distingue solo in nome del bene, di quel bene talmente abituale nella coscienza da rendere capaci di gentilezza, di attenzione e premura, di sguardi solleciti nell’intuire i bisogni, di una magnanimità gratuita e non misurata.
Perché a fare la differenza non è il bene fatto in nome di Dio, ma il bene fatto in nome dell’altro in quanto altro. Perché è lì, nella gratuità anonima e disinteressata che dimora Dio. E il Vangelo è lapidario in questo. Non usa mezzi termini.
Chi pensa di agire in nome di Dio si ritrova dalla parte opposta alle sue logiche e chi crede di non averlo mai visto si riscopre in lui. Paradosso del Re crocifisso. Paradosso dell’Onnipotente ucciso.
Cosa fare allora? Come vivere perché quel giorno ci trovi davvero desti e autenticamente realizzati nel bene?
La nostra via è Cristo, risorto dai morti e nostra primizia. È lui a svelarci ciò che davvero potremmo essere. È lui, il volto di quel Divino pastore che si è lasciato consegnare come agnello immolato per la nostra salvezza. Lui, il Dio fatto carne perché potessimo vedere e percorrere la sua stessa via. Lui la via da percorrere, lui la vita da vivere, lui la forma a cui conformarci, lui la pienezza di umanità che può rendere divino il cosmo.